I Tempesta in qualità
di avvocati del vescovo erano tenuti alla difesa ed alla conservazione dei beni temporali
d'appartenenza della curia episcopale, nonché alla riscossione degli affitti dei poderi,
dei bandi, delle decime e di altre contribuzioni di spettanza della sede vescovile.
Lavogaro dunque amministrava tutti gli interessi materiali del vescovo,
difendendone al contempo i relativi diritti: è chiaro che tale ufficio dotava di gran
prestigio la famiglia che lo deteneva. Guido Tempesta, che già per patrimonio familiare
era in possesso di molti feudi con alcuni castelli, i più importanti dei quali erano
Noale e Brusaporco, in breve tempo si trovò ad amministrare un vasto territorio. Come
luogo della sua dimora scelse Noale, e in virtù della sua posizione strategica la rese un
centro fortificato, costruendovi una salda rocca che dominava il territorio. Guido I
trasmise lufficio dellavogaria al figlio Guglielmino, personalità di gran
prestigio dal punto di vista politico. Questultimo, probabilmente in seguito a
ragioni d'opportunità politica, si era procurato, accanto alloriginaria
cittadinanza di Treviso, quella sussidiaria di Padova, quasi a volersi garantire una certa
tranquillità tra due zone in costante rivalità politica. Nel 1179 era stato addirittura
eletto podestà della stessa Padova. Nel 1181, durante un breve periodo di tregua imposto
dalla Lega lombarda nel conflitto tra il Comune trevigiano e Padova, Guglielmino ottenne
il riconoscimento della propria giurisdizione su Noale, lasciando intatti i poteri
signorili sul castello e sul distretto. Guglielmino rimase cittadino padovano, mentre
lufficio dellavogaria passò ai suoi figli Guido II e Guercio.
Guercio I giurò fedeltà al vescovo di Treviso il 6 maggio del 1201.
Fu lunico tra tutti i Tempesta avvocati ad essere insignito della signoria
d'Orgnano, castello nei dintorni di Mestre. Guercio non fu un fedele sostenitore del
vescovo di Treviso, come lo era stato il padre Guglielmino, anzi in più occasioni non
aveva esitato nel prevaricare la sua autorità. Anche se la sua rapacità nei confronti
dellepiscopato avrebbe potuto lasciar supporre un asse ereditario costituito da
uningente quantità di averi, in realtà egli trasmise ai suoi eredi un patrimonio
sovraccarico di passività. Guido II, fratello minore di Guercio, non ebbe una
personalità così prorompente come quella del fratello, tuttavia la sua presenza
nellambiente comunale non si può considerare del tutto trascurabile. Alla sua
morte, avvenuta con ogni probabilità verso il 1230, tutta la sostanza familiare, o meglio
ciò che era rimasto del patrimonio di Guercio, si accentrò nelle mani del nipote Guido
III, figlio dunque di Guercio (si sa che limporto sborsato dal vescovo per rientrare
in possesso di una parte delleredità di Guercio raggiunse le 14.000 lire; in tale
occasione era stato posto deliberatamente in vendita anche lufficio
dellavogaria).
Durante i rivolgimenti politici susseguitisi nel territorio veneto in
tale periodo, negli anni cioè della dominazione di Ezzelino III da Romano e del fratello
Alberico, i Tempesta sembrano scomparsi dal mondo politico e tale assenza si può forse
imputare proprio al caotico stato di cose. Il crollo della potenza ezzeliniana e
albericiana e il ritorno al libero reggimento comunale si ebbe solo nel 1260, e tale
improvvisa fine della tirannide segnò limmediato risveglio delle rivendicazioni di
dominio nel territorio della diocesi e del comitato da parte del Comune e dei domini.
A pieno titolo i Tempesta rientrarono a far parte attiva della vita politica con Artico I,
figlio di Guido III, il quale nel 1281 aveva ricevuto dal vescovo Alberto
linvestitura de advocatia Tarvisini episcopatus, e cioè della parte
inferiore della Postumia, compresa la curia di Trebaseleghe, territorio - con ogni
probabilità - che a quella data, nellampia giurisdizione diocesana, a sud della
Postumia, faceva ancora parte dei beni dellepiscopio. Lo si ritrova schierato nel
1283 in una delle due fazioni, la pars alba, che assieme alla pars rubea aveva
sconvolto nel proprio interno la classe dirigente trevigiana, e giusto nel momento che
aveva visto primeggiare in città la signoria dei Caminesi. Nel 1314, due anni dopo la
morte di Rizzardo da Camino, e dunque in una nuova fase comunale per la città di Treviso,
Artico I viene eletto console. Dietro luccisione di Rizzardo ci fu senzaltro
la spinta dei conti di Collalto, del vescovo di Treviso e delle più importanti famiglie
aristocratiche che in precedenza avevano appoggiato i Caminesi e tra queste i Tempesta, in
particolare Artico e Guecello entrambi figli di Guido.
Linfluenza politica esercitata dai Tempesta allinterno del
ceto dirigente trevigiano agli inizi del 300 si può considerare ormai completamente
ristabilita: a testimonianza di ciò si possono leggere le deliberazioni relative
alluso delle armi, inserite negli Statuti del 1313. Secondo tali disposizioni, solo
gli esponenti di tre grandi famiglie, ovvero i Collalto, i da Camino e i Tempesta potevano
portare armi ovunque come segno di distinzione. Questa fase non va certo contrapposta in
modo netto al periodo caminese, visto che comunque con questultimo vi è una certa
continuità; anzi, lascia chiaramente trasparire un'evidente scelta di coinvolgimento del
ceto dirigente trevigiano. Non sono pochi gli indizi che permettono di rilevare
unaccresciuta intraprendenza dei Tempesta proprio in questo momento d'autonomia del
Comune trevigiano. Un altro evento di grande interesse, estremamente significativo della
fase politica entro la quale liniziativa dei Tempesta stava prendendo forma, è la
contesa avviata dalla famiglia contro il Comune, meglio definita dagli storici come processo
avogari. I Tempesta tra il 1314-15 rivendicarono, infatti, al Comune il dazio della muda,
precedentemente prerogativa dellepiscopato. Il processo si concluse con esito quasi
scontato, ovvero il Comune ottenne la titolarità del diritto di riscossione del dazio.
Questa nuova fase di vita indipendente del Comune trevigiano ebbe
tuttavia una durata assai breve. Da un lato le cause vanno individuate
nellaggressività politica e militare degli Scaligeri, i quali misero in crisi
lequilibrio politico dellarea compresa tra Padova e Treviso, dallaltro
nelle profonde fratture esistenti allinterno della stessa classe dirigente
trevigiana. La città, a partire dal 1317, divenne, infatti, oggetto delle mire politiche
di Federico dAsburgo, il quale con il suo intervento tentava di evitare il formarsi
di pericolose lacerazioni nel precario equilibrio esistente tra le città del Veneto.
Rambaldo Collalto e Guecello Tempesta si recarono nel 1318 presso Federico per chiedere
appoggio contro Cangrande I della Scala. La città si pose dunque sotto la protezione del
re: il Consiglio dei Trecento e il vescovo giurarono quindi fedeltà a Federico,
impegnandosi a riformare la costituzione cittadina, secondo il volere dello stesso re.
Il Comune trevigiano del primo Trecento andò lentamente perdendo la
sua autonomia, proprio a causa delle pesanti e continue pressioni politiche provenienti
dallesterno. In seguito alle persistenti incursioni scaligere, tra il 1324 e il
1326, le forze cittadine si raccolsero attorno a due partiti, facenti capo rispettivamente
alle famiglie degli Azzoni e dei Tempesta. Dietro a questi schieramenti si può
individuare senza dubbio la propensione di appoggiare luno o laltro dei due
maggiori contendenti, gli Scaligeri e Federico dAsburgo. Lincalzare degli
avvenimenti aveva in ogni caso costretto Guecello Tempesta a ritirarsi per un certo
periodo nei suoi castelli, in modo da mettersi al riparo dallinevitabile
cospirazione ai suoi danni messa in atto da parte di Altiniero degli Azzoni. Guecello
rientrò poi definitivamente a Treviso il 6 gennaio 1327, dopo un breve scontro armato
terminato con luccisione di Altiniero. Da quel momento in poi egli assunse il
controllo delle istituzioni cittadine e una funzione egemone nel governo della città,
grazie probabilmente al sostegno di Enrico di Carinzia-Tirolo.
Dopo il prolungato assedio di Cangrande I, la città di
Treviso fu conquistata nel luglio del 1329. La conquista sancì, almeno formalmente,
laccordo tra Cangrande e Guecello Tempesta, sostenitore del dominio scaligero e
principale esponente del governo trevigiano tra il 1327 e il 1329. Durante tutto il
decennio del dominio scaligero, i Tempesta mantennero un ruolo egemone, anche se fallì il
loro tentativo di instaurare in città una vera e propria signoria, sulla scorta di quanto
era avvenuto a Padova. I Tempesta, tuttavia, conservarono le proprie prerogative
signorili, seppure con una giurisdizione estremamente limitata rispetto allimmediato
passato, almeno fino al settembre del 1342, quando il rettore di Treviso fu investito
dalla Repubblica di Venezia anche del governo di Noale. |