Briana
Briana
è lunico toponimo del territorio noalese di origine romana e i reperti
archeologici rinvenuti, i più tardi dei quali sono databili al II sec
d.C., testimoniano la presenza nella zona di fattorie di epoca romana1. Purtroppo le fonti
scritte citano Abriana solamente a partire dalla fine del XII
secolo e la prima menzione del villaggio compare nel dicembre
del 1168, quando il Bosco di Abriana fu assegnato ai fratelli
Bonifacino e Girardino da Crespignaga2. I documenti editi del XII e
XIII e parte del XIV secolo attestano la significativa presenza nella
zona di vasti possedimenti dei Da Crespignaga o dei loro discendenti,
gli Alvarotti e solo molto tardi
il villaggio è entrato nella sfera di influenza della famiglia dei Tempesta e dal dal
1329 al 1339 ha fatto parte della signoria della famiglia3. Sappiamo che
Briana nel 1348 aveva 11 famiglie e circa 89 abitanti4.
Chiesa
di San Giovanni Battista
E'
molto probabile che alla fine del XII secolo a Briana ci fosse una
chiesa della quale però non si hanno notizie. Con la crescita demografica del '400 ed un relativo benessere
dovuto all'alta redditività dei fondi agricoli sia per i proprietari
che per i conduttori, fra il 1467 e il 1528 fu necessario costruire una
nuova chiesa. Che l’attuale chiesa sia quella della fine del
Quattrocento lo dimostrano i resti delle decorazioni della fine del '400
inizi '500, recentemente scoperti nel sottotetto,
raffiguranti imitazioni del marmo, fregi con
cherubini e su quello che era un muro esterno imitazioni dei marmi
di palazzo ducale a Venezia5. Nel 1754 la chiesa fu gravemente danneggiata da un terremoto
e la versione attuale risale al restauro avvenuto tra il 1754 e il
1777.
Nella cappella del Giubileo, una lapide marmorea testimonia la
consacrazione della chiesa avvenuta il 29 agosto del 1777 ad opera del
Vescovo di Treviso Paolo Francesco Giustiniani. Una seconda lapide posta sopra
la porta laterale destra della chiesa testimonia la vittoria dei
brianesi in una lotta condotta per secoli contro il vescovo di Treviso
per conservare il diritto alla nomina del parroco. La disputa terminò
nel 1729 quando il Senato Veneto confermò il diritto a scegliere il
parroco.
La
facciata, su progetto di Antonio
Contin (1870), è tripartita da lesene che sorreggono un
architrave sormontato da un timpano triangolare. Le statue ai lati dell'ingresso del sagrato sono
in pietra tenera e presentano le caratteristiche della scultura
economica da esterno caratteristica delle statue da giardino un tempo
collocate nelle ville venete e raffigurano S. Pietro Orseolo e S. Giovanni Nepomuceno (secolo XVIII- XIX).
Nelle nicchie ai lati
del portale vi sono le due statue di San Giovanni Battista e
Sant'Andrea. Entrambe le statue sono in pietra tenera e
hanno le caratteristiche di un lavoro ripetitivo di una bottega che
senz'altro ne produceva un numero notevole all'anno
. Nei medaglioni in bassorilievo sono raffigurati i parroci Antonio
Manfroni e Jacopo Brisotto.
L'interno
della chiesa, ad unica navata, è semplice ed armonioso e nel corso dei
secoli si è arricchito di cinque altari.
Nel
presbiterio al quale si accede da un arco retto da due eleganti colonne
vi è l'altare maggiore (1940) con alle spalle semi nascosta dalla croce
la pala del cinquecento che rappresenta il battesimo di Gesù ad
opera di S. Giovanni Battista, santo a cui è dedicata la chiesa. Oggi
il dipinto è poco visibile perché passato in secondo piano dopo i
lavori di ristrutturazione del presbiterio. Il dipinto è composto dalla
pala e da una predella di epoca successiva, di livello artistico più
elevato sia per complessità narrativa, sia per resa anatomica delle
figure, in cui sono raffigurate in monocromo cinque scene
della vita del Battista: nascita,
circoncisione, "ecce
agnus dei",
decapitazione,
banchetto di
Erode. La parte
superiore del dipinto ha una struttura figurativa estremamente semplice e lineare,
con una simmetria centrale piuttosto marcata: in alto il Padre Eterno in
gloria e la colomba dello Spirito Santo occupano il centro dello spazio
celeste, in basso al centro Giovanni battezza Gesù
con un gesto molto
teatrale e quasi scoordinato; sulla sinistra, in disparte, tre donne
assistono alla scena e danno equilibrio alla composizione. Non è da
escludere che la pala abbia subito qualche grossolano restauro nei
secoli. Non esistono documenti o atti di pagamento dell’anonimo
pittore, ma possiamo collocare la data di esecuzione dell’opera nei
decenni centrali del 1500, giustificando l’arcaismo compositivo con il
ritardo che spesso nelle campagne subiscono le novità artistiche del
capoluogo.
Nel
presbiterio oltre all'organo Mascioni (1940) vi è il coro ligneo
del XIX secolo e sulle pareti due recenti riproduzioni (1999) di opere
di Pietro Paolo Rubens raffiguranti la Resurrezione e la Natività del
Signore.
Sulla
parete di destra vi sono gli altari: del Sacro Cuore di Gesù con
l'omonima pala e di S. Irene (1791) con il dipinto di S.
Irene. Della tela che presenta una composizione
ricca e un gusto allineato sulle tendenze generali del tardo settecento
veneto mancano i documenti di acquisto. L’impianto figurativo è semplice: al centro S. Irene regge
nella mano sinistra dei fulmini e ancora non si avvede che sopra di lei
un angelo in volo le porge la palma del martirio; alla sua destra sta S.
Apollonia, con in mano un piatto con i denti che le furono tolti
nell’atto del martirio; sulla sinistra il popolare S. Antonio legge le
sacre scritture. Da una struttura semplice questo artista anonimo è
riuscito complessivamente a ricavare buoni effetti luministici, come nel
contrasto tra la veste bianca di S. Irene e il saio scuro di S. Antonio;
anche i panneggi delle vesti sono resi con maestria ignota alle figure
dell’altare maggiore e ciò fa pensare ad una possibile carriera
dell’artista negli anni successivi.
Una lapide posta sopra
la porta laterale destra della chiesa testimonia la vittoria dei
brianesi in una lotta condotta per secoli contro il vescovo di Treviso
per conservare il diritto alla nomina del parroco. La disputa terminò
nel 1729 quando il Senato Veneto confermò il diritto a scegliere il
parroco.
I due
altari della parete di sinistra sono dedicati a San Giuseppe e della
Madonna del Rosario.
Il
soffitto della chiesa è stato affrescato da Danilo Soligo nel 1955. Vi
sono rappresentati: L'incoronazione della Madonna; Il
ritrovamento e l'esaltazione della Croce con Sant'
Elena
; Gesù che incontra sua madre.
All'attacco del
soffitto sono raffigurati i quattro evangelisti Marco, Luca,
Matteo e Giovanni.
In una
nicchia sulla parete di fondo, a sinistra della porta di ingresso, è
ubicata la statua lignea della Madonna del Carmelo alla quale i
Brianesi sono particolarmente devoti.
Il
pavimento della chiesa è stato rifatto nel 1959 cancellando ogni
traccia del precedente e delle lapidi funerarie.
Nella
Cappella del Giubileo, consacrata dal Vescovo Antonio Mistrorigo nel
1996, vi è un crocifisso ligneo del ‘700. Sopra la porta che da
all'esterno vi è la lapide che testimonia la consacrazione della chiesa
e alle pareti alcuni dipinti dell'ultimo decennio e i due altari sono
abbelliti da parti del
paliotto, in marmo intarsiato, del vecchio altare
maggiore demolito nel 1940. In
sacrestia va ricordato un prezioso armadio del '600.
Nel
piccolo museo della parrocchia sono presenti due dipinti:
un olio su tela di autore ignoto del XVI
secolo e un dipinto raffigurante l'Immacolata.
Il
campanile è stato costruito alla fine dell'800 e la data che si vede
sopra la sua porta "1871", si riferisce alla posa della prima
pietra.
Note
1
Associazione Cultura Avventura Immagini
dal tempo - il territorio noalese nell’antichità, Comune di Noale, Editore Master s.r.l. Padova. 1997.
2
F.
Pigozzo, Briana e Moniego nel Medioevo
(1210 - 1490), Associazione Noale Nostra, con il patrocinio
della Regione del Veneto,
Grafiche Dipro - Roncade (Tv) 2003.
3
R.
Roncato, Il castello e il distretto di
Noale nel Trecento. Istituzioni
e società durante la signoria di Guecello tempesta, Deputazione di
storia patria per le venezie, Miscellanea di studi e memorie XXXV,
2002.
4
F. Pigozzo, citato.
5
A. Fattori, cdrom Novalis Antiqua, Associazione Cultura Avventura
Noale, 1998.
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